31 marzo 1681 Valerio da Riva
Dispaccio del 7 febbraio 1682
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
mi portano singolar contento all’animo le riverite ducali della Serenità Vostra in data di 31 genaro, mentre mi dano speranza di veder di breve le publiche sapientissime deliberationi sopra la proposta fattami dei ducati 14 mile per questo datio dell’oglio, com’avvisai nell’humilissime mie di 2 genaro medesimo, perché quanto sopra la medesima dovesse portarsi a lungo il risolvere, li proponenti pretenderebbero non vi essere più tenuti, et il datio caminando per conto di Vostra Serenità, insidiato al solito da’ contrabandieri, non potendosi in tanto giro di paese, per mar e per terra, custodire, andarebbe per certo neccessariamente a cadere ne’ pregiuditii maggiori, col disfaccimento, si può dire, di questa Camera, com’ho altre volte divotamente accennato. Sopra quanto poi nell’humilissime mie di 23 caduto portat’ho, per debolissimo mio raccordo sotto i publici rifflessi, coll’oggetto di regolar et assicurar con miglior forma l’essattione del datio stesso sopra l’oglio, che di qua si raccoglie, non posso partecipar fin hora alla Serenità Vostra essibition alcuna, perché sendo il proietto medesimo secreto, non so chi possa essibire. S’alla Publica Intelligenza però sembrasse abbracciabile, si potrebbe ancor andar indagando l’offerte, se bene nel modo che si è proposto, ridducendosi ’l datio a summa certa, da esser pagata in mano dagl’essattori che doverebbero farla capitar in questa publica Cassa, non pare che vi possa essere neccessità di conduttori.
Corre anco dal dì primo presente per conto della Serenità Vostra il datio dell’acquavita di questa provincia, solito affittarsi di cinque in cinque anni, e che la passata condotta restò per tal tempo affittato in ducati settecentocinquanta. S’è fatto quanto s’è potuto per deliberarlo, ma con poca sorte finhora, non incontrandosi né su gl’incanti frequenti, né nelle polize secrete offerta maggiore di ducati seicento vinti, per il solito quinquennio. Ciò partecipo con tutt’ossequio alla Serenità Vostra, perché la publica maturità rissolva quanto giudichi conferente, considerando pure che quanto più si porta avanti la deliberatione, tanto maggiormente s’avanzano li pregiuditii e li danni.
Si trova qui, per Sopraintendente dell’Armi della provincia, il messer Costantin Maseracchi, soggetto di merito e di valore, con tanti requisiti che l’hano reso degnio della publica gratia. Egli si sostiene con la sua condotta di ducati seicento, senz’altr’emolumento e senz’altri capitali o fortune, perché queste caddero con la caduta di Candia. Questa Camera gli corrisponde il stipendio, con li soliti giri delle partite che si trasmettono da costà. Ma perché possano per ordinario li tre e quattro mesi, che non si ballottano nell’Eccelso Collegio, non può il povero signore riscuoter di mese in mese li suoi cinquanta ducati, come il suo bisognio, per sostener la sua casa, richiede. Mi ha portati però le sue riverenti supplicationi perch’io, come divotamente faccio, le humilii alla Serenità Vostra, perché si degni commandarmi che di mese in mese gli si somministri da questa Camera il suo stipendio, acciò poi, capitando le partite, siano adempite le formalità del solito giro di scrittura, et egli possa in modo che niente pregiudica goder gl’effetti della publica suprema benignità. Gratie etc.
Capodistria, 7 febraro 1682.
Valerio da Riva, Podestà e Capitanio.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 65.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.