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8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo

Dispaccio del 21 agosto 1651

N. (senza numero).

Serenissimo Principe,
tutti li danni e persecutioni fierissime rissentite e che tutta volta soffrono li popoli di Monte Negro dalla barbarie ottomana, conosco derivare dall’essersi di già dimostrati favorevoli all’armi della Serenità Vostra nel conquisto di Risano, e successivamente nel tempo che l’illustrissimo mio precessore, s’avanciò in paese per ostare al campo del Sangiacco Giusufbegovich; fra questo spacio di tempo, seguite estirpationi di case, molti atteriti sono fugiti in parti remotissime e gl’altri generalmente tutti opressi coll’espellatione delle sostanze, vengono tenuti abbassati in povertà estrema. Con queste forme, soggiettati dalla violenza, conoscendo da quali nemici Ministri li sono provenute tante sciagure, quali provano sempre in continuatione, sospirano l’assistenza della pietosa mano Publica, per la despressione de medemi. Nel tempo già del stesso illustrissimo precessore, era capo facinoroso e molto inquieto a confini in tal Spahia Martin, che fatto per ciò levar di vita, fu dalla gran sapienza dell’Eccellenze Vostre riconosciuto l’interfettore, con assignamento convenevole, in atto della Publica gratitudine. A questo è subintrato in carica un suo germano di sangue per nome Spahia Draghoe, dechiarito fierissimo inimico a questa parte, che per avantaggiar il servitio del Turco et agrandire le proprie fortuna, essercitò cotanti mottivati mali contro le genti del Monte et a questa via sempre applicato con fissa mira, li tiene tra le stesse necessità sempre a lui seguaci, per indurli massime più possibilmente inimici al nome Publico, non puotendone reccever sussidio nel continuatione di tanti lor mali. Questo apunto suplichevolmente persuase ultimamente il nominato Sangiacco Giusufbegovich di capitar a danni di questi luochi, et insieme li prossimi passati giorni passò essortationi efficacissime presso li popoli di Zuppa, acciò rittornassero sott’il Turco, cominandoli altrimenti con gran orgoglio. A lui è unito il Luogotenente del Sangiacco pur perturbatore accerimo a confini, ch’in tutte l’operationi va seco di concerto. M’hanno però tutto ciò fatto sapere con implorationi vivissime, che se in altro non hanno puotuto godere i soccorsi si procurasse almeno da questa parte alcun mezo di far uccidere alcuno de medesimi, o tutti dua, da che non solo il paese restarebbe contentissimo, ma gl’altri riceverebbero norma dall’alluntanarsi dalle male operationi a questa parte; che se essi stessi volessero farlo, oltre che seguirebbe un’amutinamento generale, non sarebbe in tale caso libero il comune di quelli popoli, per il castigo gravissimo che li muoverebbe un Turco; sol’alcuno che cautamente a ciò s’applicasse, converebbe prima rissolvere ritirarsi con tutta la famiglia per godere qui il ricovero, con qualche publica ricognitione in sostentamento suo et della famiglia medesima.
Il rispetto de stesso popoli può dirsi essere congionto col medesimo publico servitio, mentre non solo col sodisfarli sarian meglio nudriti nella buona dispositione, ma stand’essi più liberi dalle molestie, più facili e più abbondanti sarebbero concorsi colli sussidii del Monte a questa parte. Ho per tanto giudicato oportuno appoggiare la cura per l’interfetione stessa a doi del stesso Monte creduti sufficienti assicurarli che come dalla mano della Serenità Vostra sono state sempre remunerate le buone attioni nel publico serviggio, loro pure doveranno goder il giusto giuderdone. Da ciò sono restati non puoco rincuorati li medesimi miserabili popoli e prego Dio succeda il buon fine a maggior gloria dell’Eccellenze Vostre, alle quali in tanto ho dovuto questi riverentissimi sensi. Gratie etc.
Cattaro a 21 agosto 1651.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 2.
Trascrizione di Giulia Giamboni.