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26 settembre 1795 Andrea Querini

Dispaccio del 18 novembre 1795

N. 5

Serenissimo Principe,
la fregata spagnuola, nominata la Brettolina, comandata dal tenente collonello Calatrava, forte di quattordici pezzi di artiglieria, e coll’equipaggio di 300 uomini, proveniente da Trieste e diretta per l’acque superiori, per la contrarietà de’ venti burrascosi fu obbligata retrocedere alle viste di Dulcigno, e gettar l’ancora in Porto Rose.
Con avveduta intelligenza l’Illustrissimo Provveditore Estraordinario Soranzo si determinò ad addattate precauzioni, segnando relativi ordini al competente officio di Sanità, ed alle subalterne figure militari, onde interdetto lo sbarco in terra, e qualunque commescolanza alla gente dell’estero legno non fossero per niente compromessi i pubblici riguardi, non mai d’ordinario sicuri a fronte di ospiti si inquieti, e pericolosi.
Convien credere che o per irriflessione del comandante, o per colpa di arbitrio presosi dall’equipaggio, alquanti individui dal medesimo staccatisi con caicchio dal proprio bordo, in ora inosservata deludendo le guardie terrestri e marittime preordinate alla necessaria custodia, arbitrarono di estender le reti alla pesca nella situazion di Scrigne, Stato Ottomano. Sorpresi dall’improvvisa comparsa di que’ violenti ed inospiti abitanti, si intimorivano a grado che nulla curvate le reti, si ritirarono da quel sito rifugiandosi al bordo della fragata.
Sebben l’inosservanza della disciplina di Sanità, rispettata con equal gelosia presso tutte le nazioni, recriminassero d’inescusata violazione l’equipaggio dell’estero legno, pure quel comandante sorpassando ogni dovuto riflesso non esitò di ripetere con sensi di manifesto risentimento la restitution della rete dal capitano Alberti direttore del Porto Rose, e lasciò traveder al caso di negato recupero, il determinato consiglio di devenir a risoluti partiti con l’uso della forza contro i turchi aggressori a vista delle pubbliche insegne e legni della squadra del Golfo.
Con merito di sollecita desterità seppe l’Illustrissimo Provveditore Estraordinario divertir l’ingrato inconveniente, e recuperata a tenue prezzo la rete dagli Ottomani, il comandante di Sua Maestà Cattolica segnando una carta cauzionale lasciò un visibile riscontro di piena soddisfazione per l’impegno di non equivoca ospitalità palesato da quel vigile cittadino, che sè ben serve agl’oggetti dell’Eccellentissimo Senato in quell’Estraordinaria Rappresentanza.
Avrei desiderato che anche nell’isola di Cherso, al ricapito colà d’una regia lancia imperiale, si fossero praticati i doverosi uffizi di ospitale accoglienza, per niente lesivi della materia di Sanità, piuttostochè arbitrar con incongrue pretese, le quali reclamate senza riserva dal governo di Fiume nell’original foglio che umilio a Vostra Serenità, per l’effetto di ricercar una competente soddisfazione contro chi negò ascolto all’austriaco sergente direttore della lancia medesima, mi somministravano argomento di angustiante contingenza.
Ho chiamato la puntualità del nobil huomo conte a sollecitarmi dettagliato riscontro della strana emergenza onde modificar, qualora risultasse diversificata nella sua circostanza, l’urto e la pretesa di addattato compenso.
Non responsabile però del fatto altrui il cittadino attualmente subentrato nella reggenza di quell’isola, io sarei pago abbastanza se il designato castigo del fante potesse tranquilizzar la pretensione di quel comandante: senza che l’irreflesivo trascorso servisse di pretesto a più  ricerche.
I commissarj austro turchi si avvicinano ai pubblici stati per ultimar la demarcazione de’ confini.
Discordi tuttavia tra loro in sè geloso articolio e smaniosi ambedue di avvantaggiar il diritto territoriale de’ rispettivi sovrani, a tal incaglio ha provocata la reciproca insistenza che sembrano disposti a non recedere dalla respetiva pretesa senza il ricapito delle istruzioni invocate dalle loro corti.
Dubito che questo avvicinamento ed incaglio promosso singolarmente dall’austriaco colonnello Rukavin, sempre infesto ai pubblici oggetti ed alla quiete de’sudditi, non torni a scapito del territorial diritto di Vostra Serenità, o almeno non prepari successivi ingrati imbarazzi se gli austriaci dilatassero in maggior prossimità del triplo il loro confine allontanandone gli Ottomani più docili al maneggio e meno inquieti attualmente alla tranquillità de’ sudditi.
Ad ogni modo ho rilasciate stringenti commissioni al Vostro sardar Mont(?) (che sostiene attivamente le gelose incombenze confinarie del tenente colonnello Sinobad, passato in Bossina col colonnello Danese dietro gli ordini dell’Eccellentissimo Magistrato alla Sanità) onde vegli sulle direzioni dei confinanti, ed ho inoltrati fidi esploratori per riconoscerne più da vicino le tendenze a norma dei sovrani consigli.
Mi trovo tuttavia incerto sullo stato di salute nelle ottomane pertinenze.
Sono ormai dieci giorni che vi si incamminarono col medico Nicolich i due onorati ufficiali predetti ed io ne attendo con impazienza gli avvisi che auguro fausti per sollievo della provincia e dell’erario, e determinanti per l’uso di quelle successive discipline che si convengono a preservar la nazione dal minacciato pericolo. Grazie.
Zara 18 novembre 1795.
Andrea Querini Provveditore Generale in Dalmazia ed Albania
Due allegati: richiesta di precisazioni del vice-governatore di Fiume, in data 2 ottobre 1795, al Provveditore Generale Querini e deposizione del sergente austriaco Antonio Frezza, in data 29 agosto 1795.

Nota: Arrivato il 5 Dicembre 1795.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Provveditori da Terra e da Mar e altre cariche, b. 467 (ex 662).
Trascrizione di Guglielmo Zanelli.