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8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo

Dispaccio del 26 settembre 1651

N. (senza numero).

Serenissimo Principe,
mi condussi a Budua ultimamente e d’indi in primo luoco m’aplicai ad osservare il stato delle ville di Maine e Pobori con tall’occasione anco li confini di Pastrovichi. Questi per la corono d’un monte alto, hanno li posti delle guardie a passi stretti, conoscendosi dal scito il paese forte da quella parte, pur ch’havesse gente in maggior numero all’occasioni per la vastità de luochi. Da uno de posti medemi detto Martuiza specialmente si conosce il mezo quasi maggiore de pregiudicii et danni che possono ricevere dall’inimico, non solo li detti Mahine e Pobori, ma anco li stessi Pastrovichi a quel passo.
Doppo il detto monte, mediante una vallada breve, v’è l’altro erto et aspro, ch’è nel confine del Turco et nella valle stessa, all’incontro del detto posto Martuiza, è il villaggio detto Braichi et in continuatione di questo per la costiera del monte, s’estendono in vista di Budua quelli di Maine e Pobori.
Il Turco dunque et quell’altri dalli monti di Barda, sopra Albania, havend’il dominio de stessi Braichi posson’ivi condursi et comodamente osservare in quella vicinanza l’opportunità d’inferir danni, o a Pastrovichi o a detti Mahine, senza poter questi soccorersi uni a gl’altri nel bisogno per la gelosia d’haver alle spalle li stessi Braichi, che se pur per proprio volere non pensassero a muoversi contro nostri, lo farian per tema di dover essi ricever poi maggior danni da Turchi.
Questi furono apunto conforme dicono detti Pastrovichi et Maini col campo del Sangiacco Giusufbegovich ultimamente nell’incursioni fatte loro, conservandone li nostri nell’animo specialmente quello, feccero essi Braichi, accusandoli et delle morti et delle predde de schiavi fatte da essi medemi per il Turco.
Alla mia comparsa in vista della lor villa, vennero inanti me quelli capi in atto d’ossequio, esponendo che se bene sono soggietti al Turco per la violenza, esser però col cuore divoti al Publico nome et buoni vicini a detti sudditi della Serenità Vostra. Li rinfacciai de danni siddetti con sentimento espresso, che mentre vogliono farsi conoscer tali che s’esprimono, faccino che col mezo d’arbitri all’uso del paese, fossero ventilate le stesse accuse contro loro et soggiettarsi all’emendatione di tutto quello fossero condannati in rissarcimento et sodisfatione di questi sudditi et che poi in avenire siano con tutta la circospincione di non lasciar che in essi si veda ombra di sospetto, non solo nel formentone l’operationi de Turchi a quel confine, ma con realtà e dilligenza avertire sempre li nostri d’ogni machinatione che si pensasse contro essi, per unirsi alla diffesa ch’in tal modo saranno essi corisposti coll’affetto vicendevole, o facend’altramente provaran il rigore al lor danno. Hanno assentito di stare all’arbitrazzo per sopire ogni sdegno e d’adempire a tutte le parti medesime de buoni vicini. Giudicai essercitar con loro questa via senza permetter a sudditi di passar alla violenza et al sangue, per non alterare gl’humori al confine; ma quando con effetto non adempiranno li Braichi all’ubligatione, converrò per decoro dell’armi della Serenità Vostra et per diffesa de sudditi, tenirli in timore colla forza. Andai poscia al scito di detti Pobori e Mahine che fan circa duemille anime, ove quelli capi mi presentarono in scrittura che viene ingionta le loro premure et il bisogno di formar nuova villa in luoco più comodo alla diffesa, et alla loro conservatione, come motivai humilissimo all’Eccellenze Vostre in mie di 12 cadente.
Quel tereno ch’essi propongono a quest’effetto, nominato Las, è puoco distante da quello ch’hor habitano, circa un miglio solamente, ma perchè viene ad esser più vicino alla terra di Budua, esposto in lontananza breve a segno di puotere goder della diffesa dal callor del canone, e dall’opportunità del scito lo bramano. Li riguardi loro nascono dall’intento di presservarsi dall’incursioni continue alle quali è esposta quella somità del Monte, ove han le ville. Nel stato però delle lor iatture implorano alcun pietoso Publico sussidio, per la feramenta solamente, offerendos’essi al resto di lavori. Dovurò dunque attendere le concessioni dell’Eccellenze Vostre portatosi pure da me del tutto distinto aviso all’eccellentissmio Generale in Provintia.
Quest’isperienza presso le detti genti, m’ha fatto conoscer la vaglia ben fruttuosa del Governator Pietro Bugiovich che si come conserva il principal merito dall’atto della lor deditione alla Serenità Vostra, così con effetti di sua maggior lode incessante assiste all’ottima diretione d’essi, con fatiche e dispendii, senza minimo Publico interesse, parti che rendono degno del stimatissimo Publico gradimento il suo infervuorato servitio.
Non son restato pure valermi della congiontura a riveder le monitioni di Budua in qual fontico per quello necessariamente si richiede in questi tempi all’uso della militia e degl’habitanti. L’estenuatione in cui l’ho ritrovato è molto grave et somamente degna del sapientissimo compenso dell’Eccellenze Vostre. Il suo capitale si rileva dover essere di circa undeci mille lire et di presente in tutto il giro che può farsi, non ariva alle tre mille lire; il rimanente oltre le doimille e cinquanta tre lire di cui li va debitrice questa Camera, è tutto in debiti molti de quali quas’inesigibili, nato questo si notabile danno e disordine dal maneggio di quelli cittadini che corendo sotto nome al fontico della città, aministrano la cassa, gl’agenti della comunità et Proveditori de cittadini et se ben con assistenza di quell’illustrissimo Publico rapresentante, vedesi in fatto, che quel capitale venia distribuito a piacere de stessi administratori in ogni qualità di spese, nell’ambascerie, nelle lor private occorenze, con imprestiti a particolari per via dell’instanze, in maniera che in vece di sostentar il capitale et tener sempre munito il luoco coll’investite in grani è divenuta cassa d’imprestidi.
L’illustrissimo signor Boldù mio precessore, già un anno in circa, ritrovò li stessi disordini et col castigo anco d’alcuno, procurò in qualche parte far reintegrar le mancanze et mentre da quest’essempio si recente io credevo buona regola circa quel puoco rimanente, ho ritrovato detteriorato anco questo, onde da tale radicato abbuso non può sperarsi che il disffacimento totale del fontico stesso. Alcuni et la maggior parte quasi di quel popolo conoscono questi mancamenti, et mostran qualche desiderio levarsi questa libertà a cittadini. Questo apunto facilita il mio divotissimo pensiero, nato dal zelo naturale vers’il buon servitio della patria, che si come tutte l’altre monitioni a Budua si girano per la Camera di Cattaro, in cassa a parte, acciò sotto regola di castigata scrittura, apparisse sotto l’ochio de rapresentante ogni dispensa et riscossione che con tal modo si destrugerebbe affatto l’occasioni delle fraudi.
Ciò ridondarebbe in solievo particolare di quelli poveri et massime in servitio della Serenità Vostra, mentre estinguendosi quel capitale nasserebbe la necessità che fosse continuamente proveduto qual fontico della benignità di Vostre Eccellenze. Et per non levar n’anco l’apparenza che puotesser ambire quelli popoli, lassian a loro l’elletione del Fonticaro d’anno in anno, con le debite sicurtà che si praticano con altri.
All’Eccellenze Vostre rapresento il fatto, onde dal loro sapientissimo giudicio possa ricevere gl’authorevolissimi comandi portatosi da me ogni distinto particolare, anco all’eccellentissimo signor Generale in Provintia. In tanto per circa ducati trecento fatti contare in detta cassa et per l’altro che puotrà capitare, ho giudicato cometter col mandato alli predetti aggenti, che non possan valersi d’alcuna suma senza mia preccedente notitia, onde fino capitino le delliberationi di Vostra Serenità possi divertire con alcun possibil modo ad altri pregiuditii.
Dalle ducali di 2 cadente, veggo il sussidio ch’è per comcedermi la mano di Vostre Eccelelnze con ducati quatromille. Preg’Iddio giunga solecito, mentre quest’ultimo passato terzo alle militie è dato fine al puoco ressiduo di dannaro che v’era.
Il formento già capitato puotrà servir per circa mesi doi, come havurà da distinti fondamenti compreso la gran virtù loro; la provigione dell’altro qui per Sali è impossibile per quello humilissimo rapresentai a Vostra Serenità, in dette preccedenti di 12 cadente, et come già divotamente portai alla Publica notitia, conoscersi urgentissimo in questa piazza haver formento a meno l’invernata, ad effetto di conservar le farine per l’est(?) sussequente, mancante d’acqua a questi mollini, così non posso che di nuovo motivarlo humilmente mentre n’anco per l’invernata stessa non s’ha qui la provigione. Suplico però ossequentissimo l’Eccellenze Vostre di benignissima assistenza, sicure mirarsi sempre da me al buon servitio della patria.
Giunto che sarà pure il sorgo turco, destinato per li Zuppani, essercitarà le proprie forme a contentarli in atto della pietà Publica, conservandosi meglio inanimiti hora che in questo canale assistono due galere di custodia et de Turchi confinanti, non s’ode altro movimento, solo da due huomini della Bianca ch’è alla riviera del Castel Nuovo, fugiti s’intende la nuova delliberatione ivi de Turchi medemi a voler che con violenza quelli christiani, se ben lor sudditi, rineghin la fede, come per apunto fu sforciato fare uno di detti due et l’altro anco veniva astretto a farlo, ma in tanto sono fugiti; attrovarsi Castel Nuovo custodito da puoca gente con tenue provigione da vivere. Questi avisi ho portato all’eccellentissimo signor Generale, come faccio all’Eccellenze Vostre. Gratie etc.
Cattaro a 26 settembre 1651.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.
Allegato: costituto dei popoli Maini e Pobori (1 c.).

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 2.
Trascrizione di Giulia Giamboni.


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