8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo
Dispaccio del 16 gennaio 1652
N. (senza numero).
Serenissimo Principe,
il giorno di 16 novembre decorso mi fu denotiato ritrovarsi nelle pertinenze di Budua beni deserti et vacanti d’altro Patrone, ma proprii del Publico et che in pregiuditio della Serenità Vostra s’andava facendo l’usurpatione da molti, secondo piaceva a cadauno d’aplicarvisi alla coltura in parte alcuna.
Giudicai ricever prima qualche informatione da quell’illustrissimo signor Podestà Ferro n’ primi gionri del suo arivo alla carica et nel tempo stesso anco dalli agenti di quella comunità, sopra di che da esso signore mi fu confermato ciò che io li havevo mottivato esservi sopra la campagna di Budua spaciosissimo terreno boschivo con trecento alberi castagneri di vlauta considerabile; li agenti però nonme ne diedero di ciò parte alcuna. In questo caso, giudicando mio debbito di render cauto et chiaro interesse così stimabile di Vostra Serenità, ispedii coll’ il mio Cancelliere coll’assistenza dell’avocato fiscale ad effetto di prender con l’inquisitione le possibili informationi sopra il fatto e descrivere li beni medesimi; dalla formatione del processo s’è rellevato non v’essere alcun Patrone di detti beni, ma che l’ocupatione s’è andata facendo da molti, da ciò rissorgendo in dubitato argomento che n’anco quella comunità tenesse titolo o possesso, mentre ogni privato nell’universale si rendeva pari a chi si sia nel puotervisi aplicare alla coltura in suo singolar beneffitio et nel goder il frutto de gl’alberi, ove et come li piacesse, senza che già mai vi si fosse interposto ostacolo alcuno dagl’intervenienti della comunità stessa, della quale se pur fosse il stabile predetto, non si sarebbe lassiato tollerate cotanto pregiuditio, dal che ne rissulta argomento concludente che non essendo nè di raggione de privati, nè della comunità, sia necessariamente di Vostra Serenità; et se bene s’intende qualche estragiuditiale diffamatione che quelli della comunità habbino ducali antiche sopra tale matteria, havendo però io con fondamento del processo evitato col Publico proclama in quella terra ogn’uno ch’havesse pretensione alcuna, doversi presentare con tutti li proprii fondamenti nel termine di giorni otto; questo già finito, niuno è comparso oltre il Governator Bu(?)vich et Gieronimo Vitomir per alcuna piciol parte, in causa con qualcuno, si dovurà ventillare la contesa con le forme di terra giustitia, per indemnità delle Publiche rationi non solo che di cadaun particolare; qunat’a gl’agenti della comunità, devo credere che insusistenti siano le ducali preacennate, perchè in quanto le prestassero alcun fondamento, certamente comparsi sarebbero d’inanti a me col presservar le raggioni di Vostra Serenità da usurpationi indebite di chi si sia.
Il denontiante, ch’ha preteso d’esser tenuto segreto, ha instato d’esserli assignata quella portione ch’è prescritta dalle leggi et restando al fisco li tereni medemi, il procurarne la vendita o l’affittanza a segno che meglio di puotesse, giudico partito più sicuro all’interesse della Serenità Vostra, non puotend’in altro modo quasi constituirsi utilità certa a questa Camera. Puotrei devenir senz’altro rittardo all’aprensione de stessi beni in nome Publico, già che le leggi lo permettono et l’ordinarie forme de inditii, doppo spento il termine del proclama, ad ogni modo il zelo riverentissimo col quale bramo nel tutto conformarmi alla Publica sapientissimo divotione mi persuade a soprasedere nell’effetto, per sin che da Vostre Eccellenze resti determinato quello le parerà più conferente al loro servitio, che starò attendendo con la possibile sollecitudine, parendomi nelle strettezze presenti pur troppo desiderabile quel tutto, che può ricavarsi dentro i doveri di giustitia, di beneffitio a Publici interessi.
S’è in oltre rellevato esservi altro tereno seminatorio in quel piano, stato sempre goduto da quelli signori Podestà, di molto minor consideratione, non vi è però sopra ciò fondamento, nè alcun altra origine s’è potuta sapere, ma pare che direttivamente anco questo aspetti al Publico; tuttavia non ho in ciò giudicato passare ad altro atto, senza intendere prima il sapientissimo beneplacito di Vostre Eccellenze. Gratie etc.
Cattaro a 16 genaro 1651 more Veneto.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni.
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