13 febbraio 1700 Alessandro Basadonna
Dispaccio del 12 aprile 1700
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
con ducali dieci maggio prossimo passato ho ricevuto da Vostra Serenità commissione d’informarla sopra il contenuto delle lettere dell’illustrissimo signor Conte e Proveditor di Pola delli 14 aprile precedente, onde in propria opportunità di visitare la provincia ho avuto modo di rilevare con fondamento le differenze tra sua signoria illustrissima e quel monsignor reverendissimo Vescovo, che consistono in due capi.
Il primo fu, che la domenica delle Palme 4 aprile portatosi il publico rappresentante alla chiesa cattedrale per la fontione della mattina, servitio conforme il solito dalli Consigieri, o siano deputati della città, postosi al banco destinato, domino Francesco Pelizza, Consigier, in vece di seder al suo posto, si avanzò in choro a servire monsignor Vescovo come suo feudatario. Il nobil huomo ser Marco Bragadin che degnamente sostiene quella carica, ritornato a palazzo si dolse dell’atto del Pelizza, pretendendo che li Consigieri, benché feudatari del vescovo, siano obbligati a servir la publica rappresentanza. Così passata la cosa in consideratione tra le due dignità, senza voler cedere né l’una né l’altra, il Vescovo partì da Pola e si trasferì nella terra di Dignano, lontana sette miglia, di dove ritornò per le feste di Pasqua col ripiego accennato nelle lettere dell’illustrissimo Proveditor, che il Pelizza, fingendosi ammalato, non intervenisse nelle fonzioni. In quel tempo successe che il Mercordì Santo il cerimonista servisse il rappresentante senza veste e senza mazza, come semplice prete, onde si aggiunse un secondo motivo di aggravio alla publica rappresentanza.
La venerata commissione di Vostra Serenità mi ha messo in debito di penetrare l’ordine e fondamento di quei feudatari episcopali, per meglio sottopor alli suoi prudentissimi riflessi la notitia e stato delle cose. Questi sono tre in Pola, cioè detto Pelizza e due fratelli Rota, et altri quattro o cinque ne sono in Dignan, et altri luoghi; la maggior rendita de quali è di 50 in 60 ducati consistente in decime de beni di quella diocesi, li quali devono ricever la confirmatione della investitura da Vostra Serenità con solenne giuramento di fedeltà avanti l’eccellentissimo Magistrato de Feudi, come si vede l’anno 1692, 18 marzo nel degno conte cavalier Paolo Pola, gentilhuomo primario della città di Treviso, feudatario del vescovo di Pola e Parenzo, per li feudi ecclesiastici che possiede in questa provincia dell’Istria, formalità anzi debito, che si deve supporre nel Pelizza e nelli altri del medesimo grado.
Ho creduto bene informarmi di quello sia stato in simili occasioni praticato per avanti, e rilevo che l’ordine tenuto dal Pelizza sia stato tenuto anco dalli altri Consegieri feudatarii; cosa forse lasciata inosservata sino al presente, né per ciò passata sotto i publici riflessi.
Quanto al particolare del cerimonista, scusatosene col asserirsi che in quell’alteratione di cose, nell’assenza del vescovo, fossero sotto chiavi la vesta e la mazza per servir il Mercordì Santo il rapresentante con le insegne del suo officio, restò sopito anco questo punto.
Tanto humilio a Vostra Serenità per le cose de fatto che stimo appartenire puramente alle parti della mia incombenza, in humilissima esecuzione de sovrani commandi della Serenità Vostra. Grazie etc.
Capodistria, 12 giugno 1700.
Alessandro Bragadin, Podestà e Capitanio, con giuramento.
Allegato: dispaccio di Marco Bragadin con la descrizione dell’accaduto.
Serenissimo Principe,
Il presente riverentissimo foglio che humilio a Vostra Serenità sarà l’interprete di quanto con tutta somiglianza le devo esprimere. Caduta l’elezione de deputati di questa città, che si dicono Consiglieri, in alcuni di questi cittadini, quali pretende questo monsignor illustrissimo Vescovo come suoi feudatari, che nelle publiche funzioni della chiesa siano tenuti alla di lui assistenza, et abbandonare questa publica rappresentanza come appunto successe la domenica delle Palme, che in funtione solenne ho convenuto veder scostarsi dal mio lato alcuni d’essi deputati, che sono il solo decoro di questa carica, e portarsi nel lozo al servitio di detto prelato. Pervenuta a notitia dello stesso la mia disapprovazione a tale indecorosa formalità, si è improvvisamente portato fuori di questa giurisditione, abbandonando le solenni funtioni solite farsi nella Settimana Santa.
Per divertire la commozione di questo popolo, mi è convenuto approvare quelli ripieghi, che le congiunture de tempi mi suggerirono, e procurare il ritorno del medesimo con assentire, che li Consiglieri suoi feudatari si fingessero aggrediti d’improvvisa indisposizione. Questo cerimonista pure ricusa nelle solenni funtioni, in absenza di questo monsignor illustrissimo Vescovo, contribuir quelle honorificenze solite praticarsi con la publica rappresentanza quando vi interviene il prelato stesso. Tutto rassegno a’ sapientissimi riflessi di Vostra Serenità per le proprie infallibili deliberationi. Gratie.
Pola, 12 aprile 1700.
Marco Bragadin, Conte Proveditor, con giuramento.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 81.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.