13 febbraio 1700 Alessandro Basadonna
Dispaccio del 14 giugno 1700
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
la visita generale della provincia destinata dalla publica Maestà per portare ai sudditi, e massime ai poveri, quei suffragi che il loro stato non permette d’avanzare alla capitale, è così distinto contrassegno dell’amore di Vostra Serenità verso questi popoli, quanto in essi un impulso efficace di contento e di venerazione verso della Serenità Vostra.
Questa successa nelli primi mesi del mio reggimento m’è riuscita più grata per poter, meglio instrutto del stato, costumi, disposizione e bisognio delle comunità e de sudditi, distribuire con più egualità anco nel progresso gli effetti dela giustizia, che richiedessero le particolari occorrenze dei luoghi, e delle persone, onde il mio ministerio sortisca nella possibile forma più fruttuoso e più grato al publico e privato servitio.
Lasciato alla custodia e governo della città il nobil huomo ser Nicolò Vizzamano, Consigliere di maggior età, ad esercitare la sua solita prudenza, ho goduto nella visita l’honore dell’assistenza del nobil huomo ser Marco Priuli, secondo Consigliere, onde nella divisione de luoghi e delle materie Vostra Serenità ha raccolto un egual buon servitio della loro nota e gradita virtù e applicatione.
Il principal oggetto che mi è caduto in considerazione, reputato degno di humiliare a Vostra Serenità, è quello delle cernide della provincia che formano un corpo considerabile di circa quatro mille, quasi tutta bella e buona gente, massime le compagnie di Polesana et Albona.
L’unico diffetto è la mancanza di disciplina perché mancano li soliti essercizii, et in gran parte sono anco senz’armi. Sarebbe però bene che restassero proveduti, e tutti ad uso d’armata di azzalini, havendo poco genio, e perciò poca habilità, a maneggio del moschetto, onde succede che ne tengono manco cura, e che il loro genio naturalmente feroce resta incolta per l’una e per l’altra mancanza. Si rendono anco poco obbedienti alla rappresentanza, che vedono una sol volta ogni reggimento; con tutto ciò fatta conoscer l’auttorità publica con le sole espressioni si sono resi obbedienti anco li albanesi del territorio di Parenzo, che soglion essere li più contumaci, a segno che sono pontualmente tutti comparsi alla rassegna.
Questo corpo di gente considerabile per il numero e per la qualità, e per la situatione della provincia, potrebbe render un ottimo servitio, quando fosse disciplinata tanto per le occorrenze della campagna, quanto per li bisogni d’una piazza. Se si potesse riddurla in questa città agli essercizii con proporzionata misura, cioè cento al mese circa, che terminerebbe il giro in tre anni, con somministrarle il biscotto e due ducati per cadauno, da esser proveduti da Vostra Serenità d’altro dinaro, che di questa cassa insufficiente al suo ordinario peso, ovvero contribuiti dai communi sotto un Governatore, che in questo caso sarebbe a cuore della pubblica vigilanza spedirsi di habilità e credito, la gente si addomesticarebbe alla faccia e all’obbedienza della publica rappresentanza, e concorrerebbe più prontamente alle mostre generali et alle altre congionture di maggior premura.
Fatto l’essercizio militare s’impiegherebbe, in hore ociose et opportune, nella fassinada in portar materiali per l’aggiustamento delle strade e delle mure della città, che ne sono bisognose. In questo caso si potrebbe pensar al proveder de quartieri, et all’esecutione delle altre cose attinenti, quando Vostra Serenità degnasse di applicare a quest’interesse, compatendolo come humilissimo pensiero del puro zelo che io nudrisco per il publico servitio.
Li capitani di queste compagnie doverebbero esser della natione o che possedessero la lingua schiava, per ammaestrare li soldati e renderle capace e grato il comando, senza di che non possono che diffettivamente riceverlo et eseguirlo per interpreti.
In questa occasione mi ha assistito come Maggiore della provincia in difetto del Governator Massarachi, vecchio et impotente, il Capitan Scipion Verzi, di benemerita casa per antichi ascendenti che hanno sempre servito con grado e con valore la Serenissima Repubblica, il quale possiede perfettamente la lingua, e terminando il tempo della sua compagnia d’Albona sarebbe bene di tenerlo impiegato nel comando di questa gente, quando paresse all’eccellentissimo signor Savio alle Ordinanze, per vacanza o difetto d’alcuno, trovar modo di continuare l’essercizio.
Nella revisione de fontici e col motivo di giudicar cause di Pola, ho applicato ad un grave disordine, che nella maggior parte di essi correva, e questo è che tanto nella dispensa de formenti quanto di denaro, godendo il fonticaro il solito assegnamento di due per cento, altrettanto veniva tolto nella riscossione con doppia utilità a pregiudicio dei capitali de fontici. Ho formato decreto prohibitivo, regolando il disordine col riddure tal utilità al semplice due per cento della prestanza conforme ricerca la ragione e la giustizia, per farlo esseguire più rissolutamente quando paresse alla Serenità Vostra di avvalorarlo colla sua sovrana auttorità al qual fine l’humilio nel foglio segnato n° 1.
Riveduti li fontici e luoghi pii di tutta la provincia vi sono molti debitori, li quali ho compatito con tollerarli, et alcuni con habitarli a soddisfare in miglior stagione essendo la presente più sterile di tutto l’anno, onde senza roba e senza danaro non era possibile astringerli ad alcun pagamento senza rovinarli, e perderli, perché rispetto alla vicinanza de confini, facilmente si retirano sull’austriaco con diservitio della provincia, purtroppo scarsa d’habitanti.
A Humago, osservato che il scrivano delle scole, eletto da un illustrissimo predecessore passato dal secolo all’ecclesiastico, continuava l’amministrazione della carica contro la disposizione delle leggi, l’ho con mio ordine sospeso, et invitato li concorrenti per eleggere il migliore.
Nella popolosa terra di Rovigno mancante veramente del culto verso il Signor Dio, per non esservi altra religione che quella de padri Minori Osservanti, situata in qualche distanza sopra il scoglio di Sant’Andrea, benché tenga ospicio di alcuno de suoi padri nella terra insufficiente per verità alla coltura di tante anime, mi è stata presentata dai Giudici e Sindaci della communità e del popolo supplica in ordine a parte presa nel suo Consiglio, per l’errezione di un ospicio per i padri Riformati; la humilio alla Serenità Vostra per i riflessi propri della sua religiosa pietà segnata nel foglio n° 2.
Senza motivi di maggior riflesso degni della notizia di Vostra Serenità, terminata la visita con vicendevole sodisfatione della rappresentanza e de sudditi, in tutte le maniere possibili consolati, non mi resta che humiliare alla Serenità Vostra, pari alla loro povertà et infinita divotione, il bisogno che tengono di esser trattati soavemente e caritativamente per conservarli, già che mancano i mezzi propri delle ricchezze, della coltura de terreni et altre arti per acrescerli. Questo sarà il mio principal studio tutto il corso del reggimento e doverebbe esser di massime costante anco nelli altri rappresentanti subordinati, come io li ho considerato et insinuerò in tutte le occasioni che caderanno sotto i riflessi della carica, per unirli al medesimo fine del bisogno della provincia e del servitio di Vostra Serenità. Grazie etc.
Capodistria, 14 giugno 1700.
Alessandro Basadonna, Podestà e Capitanio.
Allegati: n° 1, ordine riguardante la gestione dei fondaci (1 c. r-v); n° 2, parte presa dal consiglio di Rovigno per l’insediamento dei padri riformati nel territorio (1 c. r-v).
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 81.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.