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13 febbraio 1700 Alessandro Basadonna

Dispaccio del 21 giugno 1700

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
havendo la communità di Città Nova sempre goduto la ragione del fondo del suo territorio mediante le rendite di erbatico e terratico, con la dispositione nel taglio de boschi del legname inutile per l’arsenale, e con tal azione riconosciuto il bosco chiamato di Monte, e fatti in esso seguir di tempo in tempo i tagli delle legne da fasso, implora di esser preservata nel solito godimento di esso bosco, che col calore di decreto dell’eccellentissimo Senato 12 zugno 1694 e susseguenti, restando prescritto all’eccellentissimo Magistrato alle Legne l’affittanza de boschi di publica ragione a particolari, con locatione in questi ultimi tempi in detto eccellentissimo Magistrato eseguita, pare turbata la continuatione del godimento di tal antichissimo ius alla communità sodetta, et come nella sua riverente supplicatione questa ha dato motivo alla commissione di Vostra Serenità in ducali 9 genaro prossimo passato, di voler sopra ciò esser informata, et a questo reggimento di esercitar la propria obbedienza con l’essecuzione. Rifferendo però alla Serenità Vostra con ordine di tempo i fondamenti proposti per giustificare essa supplicatione, humilmente rassegno alla Serenità Vostra. Come sino già due secoli, cioè l’anno 1501 primo agosto, l’eccellentissimo Magistrato al Sal scrisse al Podestà di Città Nova che havendo fatto mercato di certi tolpi per li lidi con Marco Nicolò Furlan, il quale ne haveva tagliati molti di essi nel bosco della communità di Città Nova, et essendosene di ciò doluti avanti esso Magistrato li oratori di detta communità, lasciasse levare tutti li tolpi tagliati che facevano a proposito dell’officio e lido, e le rame restassero alla communità come legne spettanti ad essa, non permettendo de cetero fossero tagliati più detti tolpi, né altri legnami senza consentimento della communità.
Spedito in questa provincia con commissione dell’eccellentissimo Senato 1553 16 decembre, il nobil huomo ser Giacomo Celsi Padron all’Arsenal, col nobil huomo ser Bernardin Belegno Proveditor alle Legne per cattasticar li boschi, affine di proveder la Dominante della maggior quantità di legna da fuoco, e numerar li roveri per la Casa dell’Arsenal, nelli catasti fatti da detti nobil huomini nell’uno e nell’altro luogo fu descritto il bosco di Monte della communità.
L’anno 1538 25 novembre il nobil huomo ser Vincenzo Venier Proveditor alle Legne in Istria, havendo fatto segnar nelli boschi Cavalier e Monte nel territorio di Città Nova tutti legni buoni, e per venir buoni per la Casa dell’Arsenal, havendo deliberato far tagliar il resto come legni inutili da far fuoco per beneficio della Dominante, ne concesse il tagli e condotta a persone particolari con obbligo di pagare alla communità di Città Nuova soldi tre per stroppa de fondi. Però quella communità come boschi di propria ragione, ha sino all’anno 1566 e successivamente disposto di essi con incanti, tagli di legne, e quel più è conferito al suo interesse.
Dell’anno stesso 1566, 22 decembre col motivo di nuova remissione fatta d’ordine del nobil huomo ser Girolamo Barbarigo, Proveditor alle Legne nell’Istria e Dalmatia, si vede descritto nel bosco di Monte del commun di Città Nova le legne per la casa et altre per uso da fuoco, e nel bosco di Cavalier del commun sudetto roveri per la casa et altro per uso da legne.
Del 1637 e 1680 nella rinnovatione del cattastico per la Casa dell’Arsenal si vede sempre nominato il bosco di Monte della communità di Città Nova, e nel 1673, 31 decembre deliberato dalla medesima communità il dacio di detto bosco a domino Carlo Rig(a) come più offerente per anni dieci, e l’anno 1697 fu fatta nova affittanza dell’istesso bosco a Nicolò Rota Manzoni per altri anni dieci.
L’anno 1675 il nobil huomo ser Lorenzo Donà, Podestà e Capitanio di Capo d’Istria con l’auttorità dell’eccellentissimo Senato, regolando le cose della communità di Città Nova, assegnò alli salariati l’entrate specialmente d’erbatici et affitto del bosco.
Nell’ultima descrittione de boschi della provincia fatta d’ordine dell’eccellentissimo Senato dal nobil huomo ser Marco Michiel Salamon precessore nella relatione portata al Magistrato eccellentissimo dell’Arsenal sotto li 6 settembre 1698, si vede descritto il bosco di Monte assolutamente possesso et affittato dalla communità di Città Nova, et finalmente essendo d’ordine del Magistrato eccellentissimo de Sopra Proveditori alle Legne publicato proclama 28 genaro 1697, che invitava ognuno a dar in nota li possessi de boschi, fu incantato il taglio de boschi Lama e Cavalier sotto Città Nova, et ottenuta sospensione de giorni 30 per poter portare i titoli e fondamenti della communità, fu in ordine a ciò tagliato nel medesimo eccellentissimmo Magistrato il terzo incanto e data parte al reggimento di Città Nova con lettera 12 ottobre 1692, acciò fosse sospesa ogni cosa, né permesso che fosse fatta novità, né taglio. Doppo poi il medesimo eccellentissimo Magistrato divenuto a deliberatione del bosco Monte a Domenico Giavarina li xi settembre anno prossimo passato 1699, per lire 142, soldi 12 valuta corrente all’anno per anni dieci, ha dato motivo al ricorso fatto alla Serenità Vostra con la supplicatione presentata li 9 genaro, secondo la quale humilio riverentemente le diffuse informationi de fondamenti che risultano a pro della communità per l’antico ius, dal proprio zelo di veder conservata possibilmente quella povera città ultimamente riveduta con occasione della visita in provincia, parmi esser in espresso debito di raccomandarla al paterno amore, e al patrocinio sovrano di Vostra Serenità, per tutti li possibili favori che consistono principalmente nella conservatione delle sue poche entrate per non vederla totalmente abbandonata e deserta. Gratie etc.
Capodistria, li 21 giugno 1700.

Alessandro Basadonna, Podestà e Capitanio, con giuramento.

Allegato: supplica della comunità di Città Nuova per la preservazione dei diritti avanzati nello sfruttamento del bosco di Monte (2 cc. r-v).

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 81.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.