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13 febbraio 1700 Alessandro Basadonna

Dispaccio del 5 luglio 1700

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
per adempire le venerate commissioni di Vostra Serenità di primo maggio prossimo passato, che mi incombono indagare lo stato della communità e fontico della terra di Muggia, per redimerli da molti pregiudizii che li vano annichilendo, dopo haver fatto da ragionati rivedere li libri de maneggi d’anni dieci in qua, ho creduto necessario il portarmi sopra luoco, il che ho anco adempito dopo il ritorno di visita, senza però alcun aggravio della communità stessa, né della publica cassa, per incontrare li formenti, danari e crediti che formano il capitale del suddetto fontico, come pure per osservare oculatamente la qualità de ponti, il publico palazzo, et altri stabili della communità, nelli concieri de quali consumano annualmente summa considerabile di denaro.
Ho ritrovato che la communità ha d’annua entrata lire 8.670 di ragione de livelli, affitti, datii e per l’ottavo de sali, che riscuote dalle saline, e d’aggravio per spese de salariati et altro di lire 7.915; onde dovrebbe sopravanzare ogni anno lire 750, quali potrebbero abbondantemente supplire alle spese straordinarie di concieri di strade publiche, palazzo, ponti et altro. Ciò non ostante assorbito questo avanzo in spese suposte, in litigi superflui, in viaggi di Venetia et altri luoghi non necessarii, la communità stessa resta debitrice a diversi salariati et altri di lire 4.720, alle quali si devono aggiongere lire 5.191, ricavate da legne da fuoco fatte tagliare ne suoi boschi negli anni 1693 e 1699, oltre lire 1.198 avanzate dal salario del Castellano, che vaca da 6 ottobre 1698 sino al presente.
Come poi sia stata consunta detta summa di danaro, che in tutto ascende a lire 11.109, oltre il sopravanzo alle spese necessarie di lire 750 annue, non ho potuto vederlo, se non annotato ne libri; mentre il publico palazzo è cadente, i ponti non ricercano per loro mantenimento molta spesa, e tutte le altre cose in molto disordine, onde non solo con eccesso annotato ne loro libri, e con fraude le spese suddette, ma aggravano la communità di altre spese superflue di liti, viaggi et altro senza bisogno, et a capriccio delli giudici et altri che ne hanno il maneggio.
In questo stato di cose per non travagliare li sudditi con rendimenti di conti delle passate spese o pagate con bollette girate e già consumate, che sarebbe con farli abbandonare il paese e passare nello Stato confinante austriaco, e per provvedere all’avvenire acciò le spese siano legittimamente fatte, e solo le necessarie, di levar la libertà di farle a capriccio, ma con misura e deliberatione del loro Consiglio, et approvatione sempre di questo reggimento superiore, come si pratica in molti luoghi della provincia, e nelle spese di tutte le scuole ho stimato proprio segnare il decreto n. 1, che humilio a Vostra Serenità per le proprie deliberationi.
A questo passo devo pure riflettere alla maturità dell’eccellentissimo Senato che, osservato correr lo stesso disordine in molti luoghi et alcune scuole della provincia, sarebbe di molto profito che il decreto stesso fosse universale per tutte le altre communità e scuole dove non si pratica.
Per il fontico poi ho ritrovato il suo capitale esser di lire 8.342, soldi 19, consistenti in contanti lire 1.499; formento in fontico stara 30 a lire 18, soldi 1 il staro, lire 541 soldi 10; formento in dispensa da esser riscosso per tutto novembre prossimo venturo stara 250 a lire 18, soldi 1 il staro, lire 4.512 soldi 11; credito dalle Pancuogole per formento havuto in credenza lire 292, soldi 11; debito di Andrea Apostoli fu Fonticaro precessore lire 1.497, soldi 8, che in tutto formano il capitale delle suddette lire 8.342, soldi 19.
Il disordine che corre pregiudicialissimo a’ quei popoli, et al fontico stesso è che non attrovandosi capitale in contanti, convengono provedere di formenti in credenza a prezzi eccedenti e di mala qualità, che poi, perché non perisca il publico capitale, convengono dispensarli, obbligando li poveri sudditi a riceverli con notabilissimo loro danno; e per evitare tale considerabile inconveniente ho fatto il decreto informandosi a quello si publica in questo o negli altri ben regolati fontici della provincia, che rassegno nel foglio segnato n. 2 alli prudentissimi riflessi dell’Eccellenze Vostre. E perché il denaro del fontico sta nelle mani et in libertà del Fonticaro, ho aggiunto al decreto suddetto il capitolo, come osserverà la Serenità Vostra, non obbligando a divenir il denaro nel luogo del formento per esser mal sicuro.
Per recuperare al fontico il credito del detto Andrea Apostoli, fu Fonticaro precessore, di lire 1.497 soldi 8, che per li pagamenti di dote o debolezza de suoi pieggi è in pericolo di perdersi, ho con l’auttorità solita di questa carica habilitati gli eredi al pagamento in rate assicurato questo interesse con valide et idonee pieggierie.
Con tal occasione ho pur osservato quel castello, il quale ancorché proveduto di buona e bella artiglieria, et altri apprestamenti militari, se ben mal tenuti, ho trovato abbandonato e rovinoso, con una porta in libertà degli abitanti, che serve il di fomento a’ contrabbandi di sale et oglio, et altre conseguenze. Per rimediare però a tal rilevante disordine, e perché l’armi publiche siano preservate, e quel castello in quei confini resti custodito, ho creduto bene ad essempio de miei precessori eleggere per modura provisionis in qualità di castellano domino Leopoldo Piccoli, cittadino veneto de benemeriti ascendenti, abitante in questa città, col solito assegnamento di lire 57 al mese che paga quella communità, e l’affitto di casa che in ordine a’ ducali dell’eccellentissimo Senato di 17 luglio 1642 li vien contribuito da questa publica cassa, per non intraprender però la carica senza il riverito publico beneplacito, non avendo creduto di publico servitio destinarvi alcuno della terra di Muggia, per li riflessi che ben può comprendere la publica prudenza.
Altro disordine poi di più rilevanti conseguenze e che ricercano dalla maturità dell’eccellentissimo Senato qualche riparo, è che diverse delle salinare di quella terra, abbandonando le proprie saline, vanno a fabricare sale nelle confinanti contingue degli imperiali, fabricate forse da nostri sudditi stessi, contro li publici divieti, con pericolo che in poco tempo possino anco abbandonare lo Stato. Questa materia, che è di quella gelosia che in altri tempi, ben compresa dalla publica sapienza, ha persuaso l’eccellentissimo Senato a vigorose risolutioni, la rassegno alla notizia di Vostra Serenità, non dandomi il cuore di provedermi da me solo, ma da dipendere da publici sovrani decreti. Gratie etc.
Capodistria, 5 luglio 1700.

Alessandro Basadonna, Podestà e Capitanio.

Allegati: decreto n. 1, per la comunità di Muggia et altri luoghi della provincia (1 carta); decreto n. 2, per il fontico della terra di Muggia (1 carta).

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 81.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.