8 aprile 1651 - 1652 Marco Bembo
Dispaccio del 8 febbraio 1652
N. (senza numero).
Serenissimo Principe,
le ducali di 23 di dicembre con quali Vostra Serenità ci ha accompagnato il piego per l’Ambassiator di Francia in Costantinopoli, sono pervenuteci a tre del corente. Subito incaricassimo il signor Cavalier Francesco Bolizza al provedimento d’huomini scielti et valevoli a portarlo al medesimo signor Ambassiatore, con le considerationi prescritteci da Vostre Eccellenze; nè egli ha tralasciato le debbite dilligenze per esseguirlo, in fatti però non puonno praticarsi le circostanze tutte desiderate dal signor Ambassiatore et quella in particolare di non espedirle huomini conossiuti perchè li nuovi non punto sarebbero valevoli al condursi in quella città, tra li pericoli pur troppo gravi, massime nelle priem giornate del camino, che da Turchi confinanti sono attentamente osservate simili espeditioni, convenendole per divertirli, prevalersi di strade insolite et d’altre avertenze, de quali puochissimi puonno rendersi capaci. Sotto li 6 però del corente, habbiamo ispedito detto piego al signor Ambassiatore con due portalettere di sperimentata fede e pontualità a quali habbiamo suggerite le particolarità tutte prescritteci da Vostre Eccellenze, onde in ogni mall’incontro debbano costantemente sostentare d’essere stati da esso signor Ambassiatore di Francia ch’è a Roma, per via di Corfù d’esser passati in Ancona, di la a Roma, et riespediti dal medesimo signor Ambassiatore per Costantinopoli. Questi competentemente intendono l’italiano e così pure l’iddioma turco, osservaranno di capitar al tardo in Costantinopoli et a drittura andaranno alla casa del signor Ambassiatore che è loro ben nota, con lassiare vedere in primo luoco al suo secretario di tutto ciò havendoli noi ben instrutto, come pure di sostentarsi sempre per sudditi Ragusei. Non mai da noi è stata scritta alcuna lettere al detto signor Ambassiatore, nè ad altri chi si sia nell’antecedenti espeditioni, et così pur hora sono partiti questi col semplice piego di Vostre Eccellenze, trasmessosi (?) verebbero loro desiderato, che le lettere fossero in stato da poter ripporle dentro a bastoni forati, parendole tal cautella più sicura d’ogni altra, il che accenniamo a Vostre Eccellenze, perchè nelle occorenze dell’avenire ne faccino quel rifflesso che parerà più favorevole alla soma loro sapienza. L’assistenza portata nell’ultimo arivo del dispaccio già trasmesso et pervenuto a Vostre Eccellenze habbiamo riconossiuto con quatrp brazza de panno a chi tanto fruttuosamente è impiego nell’accennata contingenza, tenend’in ciò noi quella risserva che può desiderarsi maggiore al Publico vantaggio, ben l’habbiamo accertato con speranze di ricognitione maggiore, perchè nell’occorenze possa sperarsi la continuatione del suo buon servitio.
Cattaro a 8 febraro 1651 more Veneto.
Doppo scritte le presenti di concerto (?) parole con l’illustrissimo signor Proveditor Diedo, trovandosi signoria illustrissima agravato da mal calta(?) sopragiuntali, non puotendo per ciò sottoscrivere le presenti suplisco io. Gratie.
Marco Bembo Proveditor Estraordinario.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 3.
Trascrizione di Giulia Giamboni.