4 maggio| 1700 Giovanni Priuli
Dispaccio del 19 agosto| 1700|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
applicato il mio humilissimo osequio a render avantagiato il publico interesse nell’affittanza di questi datii, è sortito alla mia debol attentione di vedere li due maggiori del formento e del vin accresciuti di qualche summa dall’anno decorso, e per due delli minori pan e beccarie, e taverne del Carso, a forza di insinuationi ho indoto li condutori passati non ostante le maggiori renitenze a riceverli all’istesso prezzo di quest’ultima condota. Et haverei terminato l’opera con l’affittanza di quello degli animali minuti, quando per la mortalità seguitane non corresse tutta la alienatione per abbocarlo. Fatto però riflesso al pregiuditio che risentono Vostre Eccellenze quando corrono per Serenissima Signoria, ho a forza di privati eccitamenti indotto finalmente Antonio Forlanich di riceverlo per lire 550, che sebbene summa maggiore di anni sei, nel giro delli dieci passati non ho voluto, non ostante, prendermi alcun arbitrio per degradare l’esibitione dell’anno decorso di lire 50, onde attenderò sopra ciò le benignissime publiche prescritioni per norma alla mia rassegnata obidienza.
Devo poi per capo di pontualità render raguagliato l’eccellentissimo Senato dell’humilissimo servitio prestato nel commandato accomodamento delle cisterne, e delle parti più bisognose delle mura di questo castello. Ho però in primo luogo, per avantaggio publico e per penuria di calcina, fatta costruire una calcara grande et abbondante di tal requisito, quale perfetionata e data mano alle opere divisate, fu ritrovata la maggiore delle cisterne d’interna bellissima manifattura, incamisciata di gran muraglia di cotto e di un gran vaso tutto a volto, capace di più di 2.000 barille, fabricata, per quello portano le iscrizioni, ne bisogni della guerra con gli austriaci già 200 anni in circa, e riparata il secolo passato per publico comandamento; essendo però da più di un secolo interamente munita e in parte diroccata, et incapace a ritenere più l’acqua, ha avuto contento il mio humilissimo zelo di averla veduta nel corso di due mesi ridotta all’intera perfetione, lastricata di gran pietre vive tutto il suo recinto, eretti tutti li muri da nuo(vo) che la circondano, muniti anco questi di lastre et arpesi a maggior sussistenza, e quella stimo più resa esente dal diffonde(re) le sue acque, anziché a momenti in le prime pioggie, ve ne confluirono in tale quantità che restorno proveduti questi poveri abitanti, i quali non cessano di benedire la publica carità, mentre per altro per il loro continuo uso bisognava che supplissero con lungo e disastroso viaggio, et in caso di qu(alche) incendio, non v’era modo con tal mezzo di divertirlo, oltre altro più essenziale riflesso che un tale luogo di geloso confine sussistente per il suo sito e ben munito d’ogni apprestamento, era interamente sproveduto di tale necessario requisito. Ho poi fatto riparare anco l’altra più piciola, situata fuori da una porta, con opera esterna che la difende, la qual non era in così lacrimevole costitutione. Nel ristauro poi di qualche parte dele mura più bisognose, havendo fatto rifl(esso) che il soldo deliberato non era sufficiente, e per l’opere ac(cen)nate, e per tante dirocationi. Ho creduto bene far supplire alle parti più visibili e di più decoro; cioè verso le porte di questo castello riparata una delle stesse che minacciava ruina, et una portione considerabile delle mura contigue, anziché tenendo bisogno queste publiche prigioni di un necessario restauro rese poco sicure per qualche reo di rimar(...) uno de’ quali tentò li giorni passati, con nuove rotture se ben frustatoriamente la fuga, ho creduto bene per non obligare il publico a nuovi dispendii di far anco supplire all’accomodamento delle medesime; onde voglio sperare che in un tale affare commesso alla mia poca abbilità di non aver omessa alcuna parte creduta necessaria, o per una giusta economia, o per una buona diretione e sussistenza delle opere suddette; anzi, se il paese miserabile avesse corrisposto alla mia idea, nell’esito della calcina superflua haverei sperato, senza altro immaginabile aggravio publico, di poter supplire alla maggior parte di tante diroccationi; tuttavia restarono questa per conto publico quasi due mille, somme fatte custodire con tutta avvertenza, onde possono supplire anco dopo la mia partenza, e nell’ordinarie esigenze e nelle congionture di qualche publico commando, mentre io non bramo maggior fortuna che di potere meritare qualche grado dell’humanissimo compatimento dell’eccellentissimo Senato, al qual humilio profondamente me stesso.
Pinguente, 19 agosto 1700.
Giovanni Priuli, Capitanio di Raspo.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 81.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.