4 maggio| 1700 Giovanni Priuli
Dispaccio del 11 gennaio| 1701|
N. ()
Serenissimo principe,
insorta il mese passato in questi confini, seratti sempre con l’antica fatalità di qualche emergenza molesta, una non lieve differenza fra li sudditi di Vostra Serenità della villa di Dauna (?) con quelli di Vodizze, soggetti al conte di San Servolo Petazzo, era per proromper in qualche accidente fastidioso, divertito dalla mia debole attentione con temperamenti giudicati valevoli a calmare una tale insorgenza. Ricorsi pertanto li detti sudditi imperiali alla giustitia di questa carica, muniti con replicate lettere dal loro padrone, con efficacissimi impulsi per la restitutione di alcuni violenti asporti praticati dalli medesimi di Dauna (?), li quali avevano pure reciproche pretese per uguali violenze inferite loro da reclamanti. Scorgendo però, che affare di tal natura non era conferente ultimarlo con forma giuditiaria, che non lascia certi arbitrii nella definitione, ho creduto bene di fare insinuare a’ difensori delle parti che sarebbe di mio genio il vedere composte le differenze con comune sodisfatione; il che mi è sortito nella forma più plausibile con piena sodisfatione del detto conte di San Servolo, che me ne portò con sue lettere le più obbliganti e distinte rimostranze.
Con tale occasione non devo omettere di partecipare all’eccellentissimo Senato l’essersi portato il Principe d’Auspergh, Generale di Carlistot, anco l’anno presente in questo suo contado di Pisin nella rigida staggione che corre, con il seguito di trenta persone in circa. Nel dovere però passare per il castello di Mozzo (?) di forte costitutione a questi confini, ho stimato proprio di spedire il Capitanio di questa compagnia di leggeri Verzi, non solo ad oggetto di passare a mio nome le proprie offitiosità, ma anco acciò sotto spetie d’honore et a titolo di stima facesse scelta di cento soldati di quella cernida armati d’azzalini per la dovuta cautela e buona custodia del sudetto geloso castello.
Dalle relationi poi portatemi nel ritorno dal Verzi sudetto, rilevo con mio sommo contento esser state ricevute le dette rimostranze, con sensibile sodisfatione e con pienissimo aggradimento, godendo intanto che senza ombra di difidenza s’habbi potuto supplire al publico decoro, alla dovuta cautela et a quella civiltà, che so esser mente di Vostra Serenità doversi praticare con gl’esteri, e massime quando sono di grado e qualità. Ha creduto in detto incontro il mio humilissimo zelo di estender qualche diligenza per indagare con la maggior circospetione, ma con ugual sicurezza, i mottivi di questa mossa che pare al certo intempestiva, e ritraggo da buona parte esser capitati nel castello di Pas, dove si ritrova il sudetto illustre Generale, di commissari della Camera di Graz, e Capitanii di Fiume, e di Bucari per concertare la vendita del contado di Pisino, del quale la Camera suddetta aspira di farne acquisto, con tutta la probabilità che segua l’accordo, a riserva delle due signorie di Belai e di Pas, che vuole il Prencipe ritenersi, e per le delitie della caccia, e per la sussistenza di una nobilissima razza che in detti luoghi si attrova.
Portato questo brevissimo tocco, non manco di soggettare al riflesso di Vostre Eccellenze un molesto accidente accaduto li giorni passati, cioè di esser caduta una parte di mura per trenta passi nel castello soprannominato di Mozzo (?), havendo contribuito a ciò non tanto l’antica sua costrutione, quanto i venti straordinari a’ quali è soggetto. Ho però ordinato un provisionale riparo senza alcun publico aggravio; anzi ad oggetto che possa esser eretta in forma di sussistenza, ho dato ordine per la fabrica di una calcara con taglio di legni li più inutili, anco ciò senza alcun incomodo alla cassa publica; onde le Vostre Eccellenze comanderanno al successore la riparatione non vi sarà altra spesa che quella de maestri muratori, mentre ho pure ritratto promessa che sarà contribuito ogni altro bisogno da quegli habitanti e comune. Sopra il riflesso poi che nel castello di Draguch esistessero molte armi inutili, le ho fatte portare in queste munitioni, ove saranno molto meglio custodite, e con buona occasione spedite con altre nella Casa eccellentissima dell’Arsenal. Anzi considerato esser il suddetto castello quasi diroccato ho pure fatto fare il simile di un barile di balle di moschetto, et altri apprestamenti che ivi esistessero; ricorso con tale occasione a divertire un grave inconveniente, che non essendo tenuto da questo capo munitioner nota, et inventario della varia spetie di miltari apprestamenti, conservati per altro dal medesimo con la maggior diligenza e pulitia, ho procurato di haver un libro marcato con il San Marco, somministratomi dal zelo del Magistrato eccellentissimo dell’Artiglieria, et ivi ho fatto descriver a’ capo per capo tutto ciò che esiste nei publici magazeni, che servirà non tanto a publica cautela, quanto a lume de successori.
Ad alcuni gravi disordini poi, che corrono nel maneggio di queste scole laiche, materia non so se la più difficile o la più lacrimevole in quasi tutta questa provincia, ho provato d’accorrere con qualche possibile rimedio, anzi vedendo che Zorzi Bocchina destinato per il corso di molto tempo alla facitura de conti a Gastaldi di dette scole, è ridotto in una tale senile per l’età quasi ottuagenaria, ho sostituito il dottor Antonio, suo figlio di età matura e di particolar probità; parte la più necessaria ne maneggi di consimile natura, quando non venghi dalla publica auttorità altrimenti disposto.
Tanto il mio humilissimo osequio si dà l’honore di partecipare alla grandezza dell’eccellentissimo Senato, negli ultimi periodi di questa carica implorando peraltro il suo humanissimo e generosissimo compatimento, se nel corso della medesima avessi omesso alcuna parte che fosse stata conferente al suo reale servitio, per il quale conosco debito della più somessa e della più giusta gratitudine, sacrificar non che i sudori, la vita. Gratie etc.
Pinguente, 11 genaro 1701.
Giovanni Priuli, Capitanio di Raspo.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 81.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.