4 maggio| 1700 Giovanni Priuli
Dispaccio del 23 marzo| 1700|
N. (senza numero)
Serenissimo Principe,
se nella passata humiliata mia ho con la maggiore esateza dato un essentiale raguaglio a Vostra Serenità dello stato del fondaco di questa terra, unitamente con li disordini che corrono e de possibili rimedii creduti opportuni alla imminenza de gravissimi mali, così in ordine all’obligo delle comissioni di questa carica darò un toco a Vostre Eccellenze anco dello stato di questo Pio Monte e delle scole laiche, sopra di che è caduta non poca parte de miei humili riflessi.
Il Pio Monte adunque di questa terra ha havuta una recente istitutione, essendo stato stabilito nell’anno 1635 con sei milla ducati di capitale, ma hora, per le infelici passate condotte e per gli intacchi seguiti, è ridotto a soli due mille ducati in circa. A tali pregiudiciali emergenti aplicato l’animo mio per indagare la sorgente d’un tanto male, rilevo che tali intacchi sono stati fatti da un tal Iseppo Verzi sin l’anno 1643, che a rissarcimento del Monte suddetto sono stati presi molti beni del medesimo Verzi, già proffugo e ramingo, et anco de varii giuditii de Consegli et Coleggi, furono essiti li beni sudetti, è così restato scoperto il detto Pio Monte con gravissima et inreparabile giatura, onde con mia somma passione non possono che riuscire vane et irise tutte le mie applicationi a redimerlo; tanto più che sono riusciti in varii tempi infrutuosi anco tutti li riflessi de miei più zelanti antecessori, e de gl’inquisitori in provincia. Vero è che a preservatione del restante ho esteso alcuni ordini salutari, non trascurando d’avanzare un motivo degno di qualche riflesso della publica carità, et è che il Monte stesso riceve di pro da questi miserabili con feneraticie corisponsioni sete e mezzo per cento, del che non credo corra alcun esempio in altro luoco dello Stato di Vostra Serenità, onde giudicherei che per solevo di questa povertà potesse essere limitata al praticato negli altri Monti, o di cinque o di sei per cento al più. Soggetto pertanto questo mio pensiero a corretioni della venerata sapienza di Vostre Eccellenze, per ricevere e per dare quella legge che mi venirà prescritta dalle loro auttorevoli diretioni.
Una cosa poi ha intieramente sodisfatto l’animo mio che è il maneggio di queste scole laiche, il quale al contrario del resto della provincia viene ottimamente aministrato, risplendendo anco con somma edificatione ne tempii e ne suoi ornamenti il culto del Signor Iddio, anzi ho giudicato che possi incontrare il genio della publica pietà la destinatione che ho fatto con mio decreto per il riparo d’una picciola geriola cadente e povera, dove fu ultimamente collocata una immagine miracolosa di nostra Signora, la rendita di 25 ducati che erano applicati alla celebratione delle Accademie di quel luoco, già che ho avuto certezza che andavano inutilmente, per non dir pessimamente, dispersi e ciò per anni sei solamente, cose tutte mi sia lecito il dirlo riuscite di somma sodisfatione di tutta questa terra.
Haverei pure da raguagliare l’eccellentissimo Senato di molte altre particolarità di non minor conseguenza e di varie terminationi fatte a divertimento di altri importanti disordini, ma per non stancare la publica benigna tolleranza mi restringo ad una sincera protesta d’haver seguito gli impulsi della mia coscienza, nel non haver omesso alcuna parte di ciò che ho creduto avantagioso per il reale servitio di Vostre Eccellenze, o per il benefitio di questi popoli, senza alcun riguardo a’ miei particolari giusti vantaggi, tutti gratuitamente rilassiati, come già mi ho dato honore di significarlo nell’altra mia, o da qual si sia altro privato rispeto, bastandomi per una eccedente compensatione il generoso benigno aggradimento dell’eccellentissimo Senato, dal quale implorando la permissione di poter metter ne’ miei conti le 20 solite giornate delle più consonte nella visita medesima, sono con il più ossequioso rispeto.
Pirano li 23 marzo 1700.
Giovanni Priuli, Capitanio di Raspo.
ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 81.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.