• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

13 febbraio 1700 Alessandro Basadonna

Dispaccio del 7 giugno 1701


N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
come che a gloria del Signore Iddio et a publica magnificenza è stato nella terra di Rovigno eretto l’ospitio de padri Reformati, con universal beneditione e contento di quel numeroso popolo, così per proseguirsi opera tanto salutare e pia si ricerca il compimento delle sovrane paterne gratie della Serenità Vostra. Decretata da me sopra le instanze di quella comunità l’alienazione d’alcune rendite alla summa de ducati 18 all’anno, che riguardo alle entrate della medesima si rende a cosa insensibile; bramano perciò quei popoli che il decreto stesso, che in copia humilio all’Eccellenze Vostre, resti avvalorato con la sovrana approvazione della Serenità Vostra, perché con maggior forza possano intraprender opera tanto santa, ond’io la rassegno alli beneplaciti della publica pietà.
Questa occasione suggerisce al mio debito di humilmente accennare alla Serenità Vostra quanto habbia versato alla mia obbedienza per il miglior servitio di questi sudditi, e per ridur nel primiero essere il fontico di Rovigno, ch’essendo de principali della provincia ha havuto bisogno d’una particolar attentione, mentre correva da molti anni in qua con un disordine considerabile.
Questo era introdotto dalla malizia de’ amministratori, perché veniva ricevuto il formento dal fontico a peso, e consegnato a crivelladori, et ad altri a misura con palle frontate, onde ne risentiva il fontico il discapito di circa 15 percento.
Oltre questo esentialissimo defraudo ne succedeva un altro, poiché delle crivelladure che dovevano di volta in volta esser misurate, vendute e girate a credito del fontico stesso, queste venivano dilapidate, né si ricava alcun beneficio, per la qual cosa il fontico invece di aumentar le sue rendite le andava notabilmente discapitando. Sopra che ho stabilito l’ingiunto decreto acciò sia remediato a così pernicioso abuso, e rimesso nel suo capitale il fontico medesimo.
Anche quello di Muggia, totalmente abbandonato, ho convertito in farina la dispensa che prima veniva fatta di frumento, e regolato li disordini della comunità con evitar le spese superflue, che miseramente consumavano le sue entrate, de che riportai la sovrana approvatione.
Questa applicazione fatta comunemente a tutte le altre comunità, fontici e luochi pii non è stata senza profitto, ma ricercando continua vigilanza, haveranno tutti li successori in che meritare nel governo di questa provincia. Mi permetta benignamente la Serenità Vostra che in ciò brevemente mi diffondi in alcune particolarità degne dei riflessi della publica clemenza, e del mio indispensabile debito.
Nella materia d’oglio ha avuto a che applicar la mia debolezza per farne confluir alla Dominante la maggior possibile quantità, in che ho riportato un benigno gradimento dell’eccellentissimo Magistrato, e l’anno decorso all’incontro riuscita straordinariamente sterile del raccolto d’oliva questa provincia, che ha rese maggiori le loro naturali miserie, ho dovuto molto travagliare a tenerli proveduti de così necessario alimento, et a moderar gli eccedenti prezzi causati dall’inchieste fatte l’anno precedente da cotesti mercanti, lasciandoli pure contenti nell’aspetazione di conveniente abbondanza sperata nell’anno venturo, non havendo io mancato di promuover la coltura delli olivi, mentre ne è capace e fecondo il terreno, e la naturale miseria di questa provincia deve interessare l’attenzione continua di questa carica in tutto ciò che può riuscirle di qualche vantaggio.
Lo stato di questi popoli merita perciò d’esser considerato, e trattato da tutti li rappresentanti con amore, e carità, perché questa carica principale della provincia, decorata di prerogative e di autorità come delegata dall’eccellentissimo Senato, così nella materia d’oglio e sale che in quella di comunità, fontici e luoghi pii, e de altre materie che sono principali, vien distinta da tante publiche commissioni che ben valgono a dar esercitio a solievo de popoli, che si vanno vicendevolmente impegnando nell’amministratione loro de fontici, comunità, e scole con alquanti intachi, e per consequenza con moltiplicità di pene che gli fan intacare li proprii capitali, et talv olta riddur capitale contro tutte le leggi il debito di pro.
Io gl’ho solevati con gratiosi decreti, e fatto tutto quello ho creduto di loro utile beneficio e vantaggio, ricorrendo in tutte le occorrenze loro alli suffragii di questa carica, la quale sarà perciò sempre di publico servitio e del maggior interesse di questi popoli di esser sostenuta nella sua auttorità per renderla sempre venerata da sudditi, et obbedita dalli rappresentanti subordinati, acciò camminino con le stesse massime. Il che pure riesce di publico e principale beneficio, che con egual forze et auttorità resti sostenuto a questo Magistrato nelle materie ad esso appartenenti, per toglier a poveri sudditi la necessità di ricorsi alla Dominante a loro impossibili per la povertà in che sono costituiti.
La conservazione poi della buona corrispondenza con li confinanti esteri, e singolarmente col contado di Pisino, è tanto necessaria quanto che frequentano li disturbi in quelli confini e per terreni promiscui, e per causa de pascoli, così che più volte ho durato fatica a quietarli, valendomi del buon rispetto che quel Capitanio professa alla carica, e col vantaggio dell’applicazione con che ho studiato di coltivar il genio, onde mi è sortito di scansar molti publici impegni.
A questo passo non devo trascurare di riverentemente ritoccare alla Serenità Vostra, come in altre mie del primo gennaro prossimo passato ho rassegnato, che a questi accidenti e rappresaglie vicendevoli d’animali fosse proceduto giudiciarmente nelli reciprochi fori con quell’ordine e regole, che in questo caso fossero conosciute proprie trattate, e stabilite di comune concerto e sodisfazione, e con questo unico mezo di levar li scandali et l’impegni da stimarsi maggiori, se quel contado passasse per vendita dalla casa de Auspergh, come corrono li trattati alla Camera di Gratz, come con mie riverentissime delli x febbraio decorso per congiontura simile accennai alla publica maturità; e ben instrutto delle proprie e più caute maniere stava approntato lo stesso conte del Tacco, per conferire con quel Capitanio suo corrispondente et amico, per ricavare la di lui dispositione senza publico impegno. Io veramente non dovevo supplicare alla Serenità Vostra questo motivo lasciato in silentio, ma sia condonato il mio ardire alli motivi che novamente insorgono.
L’illustrissimo signor Podestà di San Lorenzo, con sue lettere delli 18 maggio ultimo decorso, mi rappresentò che la fineda della villa di Monpaderno di quel territorio, confinante alle terre chiamate le differenze d’indubitata ragione publica per il pascolo, della quale di quando in quando ne nasce qualche turbatione fra quelli sudditi, e quelli d’Antignana del contado sudetto, che professano sia contenuta nelle differenze d’haverne libero et assoluto per loro soli il pascolo, presentemente più che mai si esprimono di volervi continuar a viva forza ad esclusione totale de sudditi di Monpaderno et de tenire rissolute commissioni dal loro Capitanio di levare gli animali trapassando anco sin alle case di Imic Banco.
Ho prescritto a quell’illustre Podestà di usarsi le debite riserve e contenersi in quiete, e così il conte del Tacco, come ben instrutto, ha prescritto a quel Capitanio di Pisino, ma senza qualche espressa sovrana commissione non si sa che poter stabilire, ma in questo caso voglio humilmente accennare alla publica prudenza, che l’occasione di trattarsi di una cosa sarebbe il mezo per stabilirne ogni altra discrepanza, e porsi la quiete tra quelli confinanti; havendo io esata tutta la corrispondenza e pontualità da quel Capitanio nella passata congiontura di sanità, per la quale pure ho dovuto travagliare per sì importanti occorrenze gradite dalla Serenità Vostra e dall’eccellentissimo Magistrato l’impiego delle debolezze mie, quando in simili incontri il peso è stato ripartito con l’espressa espeditione di un Proveditore; ad ogni modo ho usate tutte le precautioni per la buona custodia di tutta la provincia, havendo impiegati li Capitani et officiali delle ordinanze a’ loro posti, non meno che messi in esercitio a vicenda le cernide in gran numero anco concorse a gara per vedersi con predilittione trattati ne loro ricorsi da questa carica, senza alcun aggravio della publica cassa, procurando notitie lontane, e continuando corrispondenze con gli esteri vicini senza rallentare le naturali et ordinarie incombenze della carica, godo di vedere con le beneditioni del cielo restituita la salute e rimessa la libertà, la pratica e comercio della provincia; così vorrei che le molte occasioni di veder turbata la sovranità del golfo da bastimenti che a vicenda passano da Trieste a Sottovento, ne fosse impedito il transito di che si ramarica l’animo mio per veder trascurato il rimedio.
Una sola e picciola fusta invalida a farsi render obbedienza dalli legni grossi per non impegnar senza proffitto il publico legno, e l’arte de contrabandieri di passar con legni minori muniti di lettere di commissione de mercanti per Venetia, li quali incontrando la fusta, se ne servono per difesa asserendo esser indrizzati per la Dominante, e non havendo questo ostacolo passano liberamente al far il scarico a Trieste, ritornano sempre con le medeme riserve e cautelle a rinnovare il pregiudicio. Da qui nasce, che oltre il pregiudicio degli altri dacii si è notabilmente diminuita la rendita de transiti marittimi in questa publica cassa, la quale angustiata anco naturalmente con maggior aggravio di circa la metà più della spesa alla poca entrata, mi son contentato più tosto di partecipar delle lacrime de poveri creditori, che di molestare la Serenità Vostra, per la dispensa di danaro nelle presenti congionture, com’è stato praticato et ottenuto da miei precessori. Mi son pure estremamente consolato nella rassegna di circa quattro mille cernide, per veder gente così abile e feroce, che sarà sempre publico interesse, nella mutatione de Capitani, in elettione de migliori perché habbino ad instruirli et ammaestrarli nella più perfetta disciplina.
Finalmente parto con il contento per haver restaurato due delli publici torrioni, et messo in buon essere anco il terzo, che sarà supplito dal mio successore, ma rincrescermi lasciar quelle armi mal all’ordine, smontate e sfornite come sono quelle di questo castello, per quali pure ha havuto l’occhio la mia obbligata attenzione per l’accomandamento, che conosciuto di maggior spesa per la mancanza d’artisti, benché pronto il legname di questi boschi, di quello sarebbe a far da costi capitar il bisogno, devo partire anco con questa passione; per altro lascio la città in pace et in abbondanza, sempre goduta nel corso del mio reggimento, restando il fontico, benché vicino il nuovo raccolto, provveduto abbondantemente di formento non ostante li molti aggravii che vi corrono sopra, et il prezzo della farina a lire 17, tutto che per le congionture correnti d’Italia, risentendone anco li luoghi lontani, si vadino accrescendo sempre più li prezzi delle biade; a che, et ogni altro più rimarcabile publico e privato interesse, supplirà il mio successore, attendendolo in questi giorni per rinunciarle la carica nella quale avrà motivi di esercitare la sua virtù, e prudenza che valerà a risarcire qual sia stato difetto alla mia debolezza.
Questi miei humilissimi sentimenti siano paternalmente graditi, e compatiti dalla Serenità Vostra, concependoli come frutti d’un ardente zelo che nutrisco per il bene di questa provincia, e per il miglior servitio dell’Eccellenze Vostre. Gratie etc.
Capodistria, 7 Giugno 1701.

Alessandro Basadonna, Podestà e Capitanio.

Allegati: dispaccio di Basadonna datato 25 maggio 1701, in cui si permette l’alienazione di parte dei capitali della comunità di Rovigno, da destinarsi all’ospedale dei Riformati (1 carta); altro dispaccio di Basadonna, datato 6 giugno 1701, contro gli abusi in atto nella gestione del fondaco di Rovigno (2 cc.).

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 82.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.