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19 giugno 1701 Marco Zen

Dispaccio del 16 settembre 1701

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
le commissioni supreme segnate in ducali x agosto spirato ed inchinate solo il dì 19 detto, incaricano il mio debito a riferire, se potesse qui farsi, e ciò che occorresse di spesa nella provigione de legni da palizzate per il bisogno delle piazze di lire 7, a norma delle misure descritte nelle lettere dell’illustrissimo Vice Procurator straordinario di Legnago, in osservazione di che, raccolti i lumi proprii, humilmente riferirò.
Che l’unione de legni stessi alla quantità di 28 mille in lunghezza d’otto piedi, e grossezza d’once cinque di diametro, potrebbesi fare ne boschi di questa provincia, con qualche considerabile detrimento però de boschi medesimi, perché a causa de danni continuati, che vengono in essi praticati, s’attrovano molto scarsi, ed esaminata diligentemente la spesa, che per li medesimi potesse occorrere nel taglio, e condutta ai cargadori, rilevo che possa essere di sette, overo otto soldi l’uno, a riguardo massime, che non ritrovandosene in vicinanza dell’aqua, si renderebbe indispensabilmente necessario inoltrarsi infra terra, e perciò riuscirebbe molto gravosa la spesa per farli condurre ai cargadori. Il modo poi di farli caricare, e condurre per aqua sino dove fosse destinato, sarà difficile a questa parte l’incontro per scarsezza de bastimenti grossi, come per altro crederei di maggiore felicità e vantaggio publico d’impiego dei burchi soliti a servire per l’Arsenale, mentre essendo questi molto capaci, potrebbero riceverne per cadaun carico circa due mille, colla ricognitione e pagamento che è solito praticarsi in occasione di condotta d’altri legni publici, e come meglio paresse alla publica suprema sapienza. Circa il procurare la provisione stessa per appalto, s’avanza il mio riverentissimo debito a riflettere che ciò potesse portare piuttosto pregiuditio che vantaggio, mentre venendo rimesso il taglio a persone del paese, sogliono queste profittarsene con abbuso della publica auttorità, e per la loro inesperienza poi non resta esattamente ubidita la publica intentione, applicando più al loro particolar interesse, che al publico servitio, onde crederei che correndo l’incarico per conto publico, potesse riuscire più vantaggioso, pronto e perfetto il taglio, et allestimento del bisogno.
Fatte raccogliere tutte l’armi inutili, che s’attrovavano ne turrioni a questi confini, le faccio avanzare in esecutione della publica volontà alla Casa dell’Arsenale, assieme colli due falconetti pur inutili che servivano ad uso del bersaglio, coll’oggetto di ricevere il concambio di questi dal zelo del Magistrato eccellentissimo all’Artiglierie.
Con tale opportunità non tralascio di nuovamente riflettere alla Serenità Vostra il bisogno di provigione di biscotto del quale ne sono deficienti queste publiche munitioni, come pure di rinnovare a publici riflessi l’esibitioni che mi sono state replicate anco in questo giorno dal Capitanio di Premb imperiale per il galeotto, come con due altre mie rassegnai all’eccellentissimo Senato.
Non posso abbandonare l’instanze, che mi vengono avanzate dal capitano Zorzi Nicolò Graina, che fu qui spedito colli due publici bregantini, mentre essendo li di lui soldati senza paghe, e questa povera cassa per se stessa priva di forze per somministrargliene, per esser aggravato il pocco che si risuote da molti obbligazioni de salariati e stipendiati, oltre il peto (?) di pagare la publica galeotta, non mi permette il poterle porgere alcun soccorso.
Continuandosi da me nell’attentione particolare di scuoprire per quanto sia possibile le novità che si fanno dagli austriaci confinanti, col mezzo anco del conte Francesco dal Tacco, Provveditore ai Confini, mi sortisse avere: che sopra le saline di Zaule territorio di Trieste, sito vicino al mare, e per due o tre miglia solamente distante da Muggia, vengano di recente dagli imperiali rinnovate le muraglie diroccate, ove anticamente si trovava una muda, che di già era in totale abbandono, ma come dal principio di tale fabrica non può comprendersi a qual segno possa avanzarsi, né con qual dissegno, così traspira, che il fine sia forse per impedire agli arciducali il transito per quelle parti, acciò non possano capitare a far comprede de valli a Muggia et in quella città. S’intende pure, che al Vernich in principio della Sava, miglia 25 di qua di Lubiana, siano stati condotti per quel fiume mortari, et altre municioni da guerra, che colà vengono trattenute, credesi per disponerle dove ricercasse il bisogno, mentre comodamente possono essere spedite per Goricia, Fiume e Trieste, di che venendomi maggiori noticie ne humiliarò in diligenza il raguaglio.
Mentre però non trascuro intanto di applicare indefessamente per le provigioni necessarie al bisogno di questa parte per li restauri de fortini di questo publico castello e per quello di Muggia, che guarda la strada publica di Trieste, rimonta dell’artiglieria et altro, acciò all’arrivo del conte Polcenigo possano intraprendersi l’operationi che fossero conosciute proprie, così non puonno avanzarsi da me gli impieghi che contribuisco, senza qualche summa di danaro delli ducati mille disposti dalla Serenità Vostra per l’effetto sodetto, come pure l’assenso publico implorato nelle riverentissime dì 6 agosto spirato, acciò possa far levare parte del legname occorrente in supplemento del bisogno nella val di Montona per la rimonta dell’artiglieria, prima che maggiormente s’avanzi la staggione e che ne resti difficoltato in modo dall’aque, che sogliono lungamente fermarsi nella medesima; il che tutto sottopongo alla maturità dell’eccellentissimo Senato in testimonio dello zelo, col quale sarà per essercitarsi la mia obbedienza nei riguardi del publico interesse. Gratie etc.
Capodistria, 16 settembre 1701.

Marco Zen, Podestà e Capitanio.

ASVe, Senato, Dispacci, Istria, b. 82.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.