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Istria

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Inquadramento storico geografico amministrativo

Già bizantina, longobarda, franca, l’Istria medievale vide la presenza di governi vescovili, di signorie laiche, dei tentativi feudali imperiali, del Patriarcato d’Aquileia e del formarsi di comunità municipali. Nel X secolo cominciarono ad instaurarsi relazioni - anche turbolente - fra Venezia e cittadine istriane, con stipulazioni di patti e giuramenti di fedeltà; nella seconda metà del XII secolo, come nel resto dell'alta Italia, vi si organizzarono definitivamente gli ordinamenti comunali, e si ebbe la presenza di diversi podestà veneziani.

Agli inizi del XIII secolo la penisola era divisa nel patriarchino Marchesato d’Istria, formato da cittadine litoranee o dell’immediato interno con ordinamenti comunali, e in una grande signoria feudale interna, la Contea d’Istria, sorta dal raggruppamento di numerosi feudi secolari o ecclesiastici. Alla fine del XIV secolo quest’ultima sarebbe infine arrivata agli Asburgo, costituendo l’Istria arciducale (anche Trieste andò agli Asburgo), mentre il resto della penisola sarebbe confluita nello Stato veneziano soprattutto per dedizioni, in tre periodi.


Il primo, iniziato con quella di Parenzo, si ebbe nella seconda metà del XIII secolo, e diede a Venezia l’intera costa occidentale istriana, escluse le estremità di Trieste e Pola.

Il secondo, nella prima metà del XIV secolo, vide la dedizione di Pola ed aree contermini, seguita mezzo secolo dopo dall’effimera occupazione di Trieste.

Il terzo avvenne verso il 1420, al momento dell’estinzione dello Stato patriarchino, in cui si completarono i possessi veneziani in Istria.

Qualche variazione si ebbe all’inizio del XVI secolo. Scoppiata nel marzo 1508 la guerra con l’Impero, in maggio Venezia occupò terre in Venezia Giulia e in Cadore (vedi Triestino) realizzando l’unità politica della penisola istriana. Dopo la sconfitta contro la lega di Cambrai ad Agnadello (maggio 1509) le terre conquistate dovettero essere abbandonate, e una pace stabile si ebbe solo nel 1513.

La pace di Worms del 1521 fissò i confini fra Venezia e l’Impero, con qualche vantaggio per la prima in Istria e per il secondo nella Carsia; i particolari furono poi determinati dal lodo arbitrale di Trento del 1535, e da allora non si ebbero variazioni territoriali veneziane in Istria.

Fra il 1615 ed il 1617 si combatté tra Venezia e gli Asburgo la guerra degli Uscocchi, con qualche operazione bellica in Istria e poi a Gradisca, senza variazioni territoriali definitive.

Dal punto di vista amministrativo, anche in Istria il territorio veneziano era organizzato in reggimenti legati a Venezia da rapporti diretti, e l’autorità della Dominante era rappresentata dal Rettore presente in loco, che qui assunse quasi dovunque il titolo di podestà (e quindi podesterie i reggimenti); una parte minore era invece suddivisa in giurisdizioni feudali di varia appartenenza.

Le podesterie erano distinte fra città: Capodistria, Cittanova, Parenzo, Pola, e terre: Albona, Buie, Dignano, Fianona, Grisignana, Isola, San Lorenzo, Montona, Muggia, Pinguente, Pirano, Portole, Rovigno, Umago, Valle; la distinzione aveva valore solo onorifico. 

I carichi della nomina a rettore, prima diversi, dal 1306 si normalizzarono a 16 mesi per le città marittime e 32 per quelle di terra.

Vennero istituite anche magistrature con competenza provinciale, permanenti o straordinarie (e queste ultime periodiche o meno) con compiti specifici militari o civili.

Magistrature provinciali o straordinarie

L’Istria era intesa da Venezia come un un insieme di entità separate con cui vi erano rapporti amministrativi diretti tramite i Rettori, senza magistrature provinciali.

La prima di queste - il Capitano del Paisanatico - venne costituita agli inizi del Trecento, con ruolo esclusivamente militare, che passò poi al Capitano di Raspo. Questo ebbe competenze amministrative in ambito rettorale, e militari con giurisdizione sovrarettorale.

Dal Quattrocento cominciarono ad essere istituite in Istria, o con competenza sull’Istria, altre magistrature non permanenti con competenza provinciale e compiti specifici militari o civili. Quelle di carattere inquisitorio e di controllo venivano nominate periodicamente; le altre erano create per fronteggiare emergenze di vario genere, e soppresse al cessare dell’emergenza.

Col tempo, anche le attribuzioni civili e militari del Podestà e capitano di Capodistria si accrebbero acquisendo competenze provinciali.

Per armonia espositiva le magistrature veneziane di Capodistria e Raspo, con competenze sia reggimentali sia sovrareggimentali, sono elencate fra i reggimenti.

Reggimenti

Dal punto di vista politico-istituzionale ed amministrativo, la prima fase della presenza veneziana vide rapporti diretti della Dominante con le singole città o borghi variamente acquisiti; l’autorità veneziana era manifestata con l’organizzazione delle diverse podesterie, in ognuna delle quali vi era la presenza dei rettori, patrizi venezianichianati podestà, con la sola eccezione di Pola.

Le podesterie erano distinte fra «città»: Capodistria, Cittanova, Parenzo, Pola, e «terre»: Albona, Buie, Dignano, Fianona, Grisignana, Isola, San Lorenzo, Montona, Muggia, Pinguente, Pirano, Portole, Rovigno, Umago, Valle; la distinzione aveva valore solo onorifico. 

I carichi della nomina a rettore, prima diversi, si normalizzarono a 16 mesi per le città marittime e 32 per quelle di terra dal 1306.

Dalla fine del Cinquecento iniziò un processo che, ampliando le competenze del Podestà e capitano di Capodistria, arrivò di fatto a costituirlo a capo della provincia dell’Istria ed a relegare le altre podesterie a posizione quasi di vicariato.

Feudi

Una parte minore del territorio dell’Istria veneta era infeudato in 13 giurisdizioni.

Anche in relazione alla sfavorevole congiuntura della fine del XVI secolo, Venezia operò per un rafforzamento statuale, cercando tra l’altro di disciplinare il sistema feudale, con la creazione, nel 1586, dei Provveditori sopra feudi. 
La maggior parte delle giurisdizioni erano sottoposte in appello alla podesteria di Capodistria, che aveva anche riservate a sé le pene di sangue; oppure erano sottoposte, nel criminale, al Capitanato di Raspo.
 

Oltre alle signorie elencate, alcune famiglie insignite di nobiltà locale, i vescovati di Cittanova e Capodistria e i comuni di Pirano e Umago godevano di alcuni diritti feudali di decime ed altre entrate in numerose ville: villaggi e località di qualche decina o di poche centinaia di abitanti. 

Bibliografia

Bruno Crevato-Selvaggi, Fasti istriani, «Acta Bullearum», III (2017) = Atti del convegno scientifico internazionale di studi Momiano e l'Istria: una comunità e una regione dell'Alto Adriatico (storia, arte, diritto, antropologia) Momiano 14-16.VI.2013, pp. 9-22.

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Parte settentrionale dell'Istria del capodistriano Giovanni Valle, edita a Venezia nel 1784